Cade in via definitiva l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale per l’imprenditore agricolo Giuseppe Roi, 44enne di Porto Cesareo. Era finito sotto processo per l’episodio del 6 aprile del 2014, quando il 24enne pastore albanese Qamil Hyraj, fu ucciso da un proiettile esploso dall’arma di Roi nelle campagne fra Torre Lapillo e Torre Castiglione.
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della Procura generale, dopo che la Corte d’assise d’appello di Taranto, nel novembre del 2024, aveva riqualificato il reato in omicidio colposo e lo aveva dichiarato estinto per prescrizione.
A margine del pronunciamento, gli avvocati Roberto Eustachio Sisto (studio FPS) e Francesca Conte hanno commentato: «Dopo 11 anni la Cassazione ha messo la parola fine a questa dolorosa vicenda, stabilendo, una volta per tutte, che la morte del pastore fu un tragico incidente. Una sentenza che rende giustizia e che conferma la correttezza della pronuncia della Corte di assise di appello di Taranto che, su impulso della stessa Cassazione, aveva annullato quella di condanna della Corte di assise di appello di Lecce. Non possiamo che essere umanamente, oltre che professionalmente, orgogliosi dell’esito di questa battaglia per la verità».
I familiari della vittima, assistiti dagli avvocati Ladislao Massari e Uljana Gazidede, erano parte civile nel processo. Già nel dicembre del 2023, la Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza della Corte d’assise d’appello di Lecce, che aveva condannato Roi a 21 anni e 4 mesi di reclusione, per omicidio volontario con dolo eventuale. In primo grado, la Corte d’assise lo aveva condannato a 30 anni. La riduzione delle pena in Appello era stata stabilita per la prescrizione dell’accusa di detenzione di arma. Nell’immediatezza dei fatti, il pm Carmen Ruggiero contestò a Giuseppe Roi il reato di omicidio volontario.
Il collegio difensivo chiese la riqualificazione in omicidio colposo e l’istanza venne accolta dal Riesame, poi dal pm e infine dal gup, al termine dell’udienza preliminare. Nel corso del dibattimento, la Procura ribadì l’accusa di omicidio volontario. Si celebrò una nuova udienza preliminare, che portò al rinvio a giudizio dell’imprenditore.
Il 6 aprile del 2015, intorno all’una, nelle campagne fra Torre Lapillo e Torre Castiglione, fu ritrovato il cadavere del giovane pastore albanese, Qamil Hyraj, freddato da un colpo di arma da fuoco.
Il suo datore di lavoro e amico, Giuseppe Roi, proprietario di un’azienda avicola, venne accusato di avere sparato, mentre si esercitava al tiro, due colpi di pistola ad altezza d’uomo, uno dei quali si rivelò fatale. Il primo avrebbe trapassato un frigorifero, richiamando l’attenzione di Hyraj, che stava badando al gregge. Il ragazzo si sarebbe voltato e sarebbe stato raggiunto da un secondo colpo, rivelatosi fatale.
La Cassazione ha sancito però che non si trattò di omicidio volontario.
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno.it