Ci sono voluti 22 anni per arrivare alla fine del processo sull’incidente in cui – il 14 aprile 2002 - morirono Vincenzo Moretti (detto Vinny) e la cugina Mariaesther Martino, di 20 e 19 anni. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di Andrea Godono, amico di Vinny e alla guida della Ford Ka che, sul lungomare di San Giorgio, si schiantò contro un’Alfa 164 guidata da un cittadino albanese Turku Rezeart.

Godono (che era assistito dall’avvocato Tommaso Barile) è stato ritenuto responsabile in concorso con l’altro conducente di quanto accaduto ma il lungo tempo trascorso tra l’incidente e l’ultimo grado di giudizio ha fatto sì che i reati di omicidio colposo aggravato e lesioni si prescrivessero e che la responsabilità venisse conclamata solo ai fini civili e nella misura del 25 per cento del danno relativo al decesso dei due cugini e alle lesioni causate a una terza ragazza che era in auto con loro.

La vicenda processuale è stata lunga e complicata. Inizialmente era stato condannato solo l’uomo che era alla guida dell’Alfa 164, che ha perso il controllo e sbattuto contro la KA su cui viaggiavano i ragazzi. Assolto l’amico di Vinny, Andrea Godono, la cui posizione è stata poi rivista nell’ambito di un processo bis, imposto dalla Corte di Cassazione nel 2017, in accoglimento del ricorso della famiglia Moretti, assistita dagli avvocati Roberto Eustachio SistoItalia Mendicini e Nicola De Fuoco dello Studio FPS.

La Corte d’appello ha quindi dovuto riesaminare la vicenda per capire se vi fosse stato concorso di colpa tra i due autisti, arrivando infine a condannare Godono. Ma la sentenza ha riguardato solo la responsabilità civile, perché quando è arrivata i reato erano prescritti.

“Oggi – hanno dichiarato i genitori delle due vittime – vengono finalmente chiarite, in via definitiva e dopo quasi 23 anni di battaglie, le responsabilità di quel tragico incidente. Dal dolore, incolmabile, però, come avrebbero voluto Vinny e Mariaesther, abbiamo tratto la forza ed il coraggio di andare avanti e costituire la fondazione ‘Ciao Vinny’. Perché tragedie come questa possano non ripetersi, per evitare la solitudine innaturale della mancanza di affetti fondamentali , per fare crescere la parola ‘responsabilmente’ nella quotidianità dei nostri ragazzi e perché anche la giustizia possa farsi carico delle tragedie individuali e familiari limitando i tempi ormai improponibili dell’iter processuale. Perché da questa storia triste possa nascere un nuovo percorso verso un vero progresso sociale”.

I legali hanno così accolto la sentenza: “Dopo 22 incredibili anni, la Cassazione ha finalmente messo la parola fine a una delle pagine più tristi di questa città, chiarendo una volta per tutte chi sono i responsabili della morte di Vincenzo e di Mariaesther e delle gravissime lesioni, non solo fisiche, subite da Carmen. Siamo ovviamente soddisfatti per il fatto che sono state pienamente riconosciute le ragioni della difesa dei familiari delle vittime. Resta comunque, anche in noi difensori, la incancellabile scia del dolore per quanto accaduto”.