I due funzionari della Banca Popolare di Bari che nel 2009 e nel 2010 hanno concesso i mutui necessari alla realizzazione di un complesso edilizio a Sammichele non hanno alcuna responsabilità nel «crac» della società A.R. Costruzioni di Matera riconducibile alla famiglia Cinieri.
Lo ha stabilito il Tribunale collegiale lucano (presidente Catalani), che ha assolto «perché il fatto non costituisce reato» i dipendenti bancari Giuseppe Lomurno e Nicolò Calamita. L’accusa, rappresentata dal pm Anna Franca Ventricelli, aveva chiesto per entrambi la condanna a 4 mesi per cooperazione colposa in bancarotta.
La società edilizia dell’imprenditore Antonio Ciniero (che per questa vicenda ha patteggiato due anni e 6 mesi) è stata dichiarata fallita con sentenza del Tribunale di Matera a marzo 2015.
Dall’indagine è emerso che il dominus avrebbe sottratto non meno di mezzo milione di euro, alterando le scritture contabili, cedendo al figlio un ramo di azienda e alienando due appartamenti per favorire un singolo creditore. Ai due bancari della Popolare era invece contestato di aver aggravato in maniera colposa il dissesto della società, stipulando «con grave imperizia» due mutui (uno da 1.350.000 e l’altro da 500mila euro) destinati a realizzare una nuova lottizzazione «nonostante alle date di erogazione dei mutui la situazione economica della società fosse già gravemente deficitaria», senza verificarne approfonditamente la reale consistenza finanziaria.
Al termine del dibattimento la difesa ha dimostrato che i due funzionari si limitarono ad applicare le normali procedure previste per l’erogazione del credito fondiario, chiedendo alla società anche apposite fideiussioni a garanzia dei crediti della banca (poi risultate false). L’avvocato dei due bancari, Roberto Sisto (studio Fps), esprime «grande soddisfazione per la decisione assolutoria del Tribunale di Matera che ha finalmente sancito la correttezza dell’operato dei due dipendenti di Banca. Ora della loro già eccellente reputazione, personale e professionale, non potrà più dubitarsi».
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno.