L’ex consigliere comunale di Bari, Pasquale Finocchio, non doveva essere arrestato. Il Tribunale del Riesame di Napoli (10° sezione) ha annullato l’ordinanza con cui il 20 aprile l’ex vicepresidente del Consiglio comunale era finito ai domiciliari con l’accusa di traffico di influenze aggravata dall’aver favorito un sodalizio mafioso.
L’inchiesta dei pm Ida Teresi e Giorgia De Ponti contro il clan Moccia ipotizzava che Finocchio (già in Forza Italia, poi passato al gruppo misto) avesse (seppur involontariamente) favorito una impresa che i carabinieri del Ros ritengono riconducibile alla camorra. Ma il Tribunale della Libertà ha accolto il ricorso del difensore di Finocchio, Roberto Eustachio Sisto, annullando l’ordinanza.
«Il tribunale del riesame di Napoli - dice l'avvocato Roberto Sisto (Studio Fps) - ha annullato l’ordinanza del Gip cosi cancellando l’etichetta di camorrista che qualche giornalista imprudente aveva brutalmente attribuito a Pasquale Finocchio. Ma il tempo, soprattutto nelle vicende giudiziarie, è galantuomo e per la verità sono bastati meno di 20 giorni, giusto quelli per la celebrazione dell’udienza, per restituire la dignità, prima ancora che la libertà, a Pasquale Finocchio e riconsegnarlo, con la genuinità che lo ha sempre contraddistinto, alla sua gente e alla sua città».