Non è diffamatorio raccontare sulla stampa della causa di lavoro (nel frattempo vinta) tra un addetto stampa e l’ex ministro Teresa Bellanova. Lo ha stabilito il giudice del Tribunale di Lecce, Michele Guarini, che ha assolto tre giornalisti e lo stesso addetto stampa, con la formula “perché il fatto non sussiste”, dall’accusa di diffamazione. L’accusa ne aveva chiesto la condanna a sei mesi per i giornalisti e un anno per l’addetto stampa.

I giornalisti Mary Tota, Danilo Lupo e Francesca Pizzolante (difesi dall’avvocato Roberto Eustachio Sisto) e l’addetto stampa Maurizio Pascali (avvocato Alessandro Stomeo) nel 2014 avevano raccontato la vicenda sui rispettivi giornali e testate online e televisive. Vicenda che si è poi conclusa in sede civile: Pascali ha citato in giudizio l'esponente di Italia Viva per ottenere il giusto inquadramento contrattuale (e la giusta retribuzione) per i tre anni in cui aveva lavorato al suo servizio come partita Iva. A settembre la Corte d’Appello di Lecce ha condannato sia il Pd che la Bellanova, che dovranno risarcire Pascali con circa 50mila euro.

Ora il Tribunale ha stabilito che la querela di Bellanova è infondata. Bisognerà leggere le motivazioni, ma nel frattempo va comunque rilevato che la richiesta di condanna a una pena detentiva era contraria a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, che ha escluso la possibilità di poter comminare il carcere ai giornalisti.

“È una sentenza che consacra puntualmente la libertà di esercitare, correttamente, il diritto di cronaca - è il commento dell’avvocato Roberto Eustachio Sisto (studio FPS) -. L’insussistenza delle accuse mosse ai tre giornalisti, così come ritenuta dal giudice, consentirà loro di continuare a svolgere con ritrovata serenità e con la nota tenacia, il mestiere, difficile quanto esaltante, di cronista. Alla soddisfazione per il risultato giudiziario, si accompagna così la rassicurante ratifica della intangibilità dei “fondamentali” scolpiti nell’art.21 della Carta costituzionale”.

Soddisfatto il sindacato dei giornalisti, che fin dal primo momento si è schierato al fianco dei tre cronisti, denunciando il tentativo di colpire il diritto di cronaca. «L'assoluzione con formula piena - dichiarano Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, e Bepi Martellotta, presidente di Assostampa Puglia - conferma la totale infondatezza dell’azione promossa dall’onorevole Bellanova nei confronti dei tre colleghi e rafforza il diritto di cronaca inteso come diritto-dovere dei giornalisti di informare e diritto dei cittadini ad essere informati.

Nel caso in questione, poi, la sostanziale temerarietà dell’azione era suffragata dal fatto che i colleghi Lupo, Tota e Pizzolante si erano limitati a raccontare la vicenda dell’ex addetto stampa dell’allora sottosegretaria al Lavoro Teresa Bellanova, costretto a rivolgersi al giudice per vedersi riconoscere i propri diritti di lavoratore. L’auspicio è che questo provvedimento possa rappresentare un deterrente per quanti pensano di utilizzare le querele o le richieste di risarcimento danni come strumenti di pressione impropria sui giornalisti e sulle aziende editoriali per scoraggiarli dal dare notizie che potrebbero infastidire il potente di turno. Il passo decisivo spetta, però, al Parlamento, il cui ritardo nell’approvazione della proposta di legge di contrasto alle querele bavaglio non è più tollerabile».

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